Storia e cultura

La Storia di Villeneuve

Sintesi storica realizzata da Miriana Perron per il sito ufficiale del Comune di Villeneuve

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L’epoca Neolitica

Nel 1917, nella piana di Champ Rotard, mentre alcuni operai scavavano le fondamenta per costruire la centrale idroelettrica di Champagne, conosciuta anche come Cattedrale della Luce e internamente riccamente affrescata con stemmi e decorazioni, si trovarono di fronte ad un’importante scoperta archeologica: il ritrovamento di una fra le più vaste necropoli neolitiche d’Italia, che contava 25 tombe risalenti al 3000 a. C. circa. All’interno delle tombe furono rinvenuti un raschiatoio di quarzo, un punteruolo di selce, un dente di cinghiale forato usato come ornamento, pezzettini di carbone, denti di animali, due ossicini forse di uccello e un pezzo di ascia lavorata di giada, proveniente dalla miniera di Praborna di Saint-Marcel. I resti scheletrici, di uomini, donne e bambini, erano tutti coricati sul fianco sinistro con le gambe piegate e il capo rivolto ad occidente, simbolo del tramonto della vita. Dalle analisi paleoantropologiche si sono potute stabilire le stature medie di 1 m. 53 per le donne e di 1 m. 64 per gli uomini, stature considerevoli rapportate ad altre popolazioni neolitiche.

Una quindicina di anni fa, a monte della necropoli preistorica, fu rilevato un sito caratterizzato dalla presenza di rocce con incisioni rupestri risalenti al Neolitico finale e furono eseguiti rilievi sistematici delle incisioni stesse con la tecnica del rilievo diretto su foglio di nylon e del “frottage”. Fra gli ultimi siti rilevati in Valle d’Aosta, il complesso più interessante risulta essere quello di Champ Rotard con figure di coppelle e pugnali, oltre ad un’alabarda della successiva Età del Rame.

Durante uno scavo presso il cimitero furono rinvenute ceramiche d’impasto e un’accetta levigata del Neolitico finale.

Accanto ai resti della fonderia Gervasone, in località Martinet, situata nei pressi dell’attuale struttura poliambulatoriale, fu rinvenuta un’accetta di pietra verde levigata di tipo neolitico.

 

Il periodo romano

Altri ritrovamenti provano che il territorio di Villeneuve continuò ad essere frequentato, ma bisogna arrivare all’epoca romana per avere testimonianze storiche importanti. Agli antichi Romani interessava controllare questo territorio d’importanza strategica, via di comunicazione verso la Gallia, l’attuale Francia. In località Champ Rotard, si è conservato un tratto della Via delle Gallie, rinforzato da un contrafforte, e il 22-12-2006 l’Amministrazione comunale, in collaborazione con la scuola elementare, l’ha valorizzato facendo realizzare una targa in bronzo che è stata apposta accanto all’importante sito storico nella primavera del 2007.

Nel 1809 furono eseguiti degli scavi archeologici nella zona di Châtel Argent dove, al tempo degli antichi Romani, esisteva un tempio dedicato all’imperatore Augusto. Fra gli altri reperti romani, furono rinvenute quattro steli funerarie in pietra: una fu utilizzata come gradino in un’abitazione privata, un’altra come soglia e una terza andò perduta, ma alcuni storici dei secoli precedenti ne trascrissero le iscrizioni. Nella cappella del castello si trovava una stele, di due metri  e 20 per settanta cm. circa, risalente al II secolo d. C., già descritta in un manoscritto del 1600, che menziona un seviro augustale, ossia un magistrato con funzioni di sacerdote, devoto all’imperatore. La stele riporta i simboli della legge, il nome del seviro Petillio Saturnino e di tutti i componenti della sua famiglia Petillia, liberti provenienti probabilmente dal Veneto. Sulla stele si possono ancora leggere i nomi del nonno Eros, che testimonia un’origine greca, la nonna Fausta, il padre Clemente, il fratello Lucio Marziale, la madre Firmia Tertulla e la moglie Salvia Lasciva. Fino a 130 anni fa circa, (1873) la stele fu incastonata sul muro ad est dell’ex caserma dei Carabinieri, sino a quando fu fatta sigillare su una parete della sala consulare del Municipio, insieme alle altre steli, grazie all’interessamento dello storico tedesco Mommsen, vincitore di un premio Nobel, il quale dichiarò che si trattava della più bella stele romana in Valle d’Aosta. Circa ottant’anni fa, il Municipio fu ristrutturato e la stele fu trasferita nel Museo Archeologico di Aosta. Nel 1981 fu esposta nel castello Sarriod de la Tour nell’ambito di una mostra archeologica temporanea. Attualmente si trova nei magazzini della Regione, in attesa di una collocazione adeguata.

Una pietra miliare romana, sulla quale è ancora visibile l’otto in numeri romani, ad indicare che questo luogo si trovava, dunque, all’ottavo miglio da Augusta Prætoria, ossia da Aosta, fu riutilizzata successivamente ed è una delle due colonne che sostengono la cripta dell’antica chiesa, adiacente il cimitero sullo spuntone roccioso della Becca.

Nel 1928 fu rinvenuta in località Châtelet in frazione La Crête una tomba romana: all’interno si trovavano un’ampolla, degli unguentari e due frammenti di ferro. Il corredo confluì nel Museo archeologico di Aosta.

L’Alto Medioevo

In seguito alla sconfitta degli antichi Romani, la Valle d’Aosta fu invasa da diverse popolazioni: Burgundi, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, Merovingi, Franchi. L’unione del latino degli antichi Romani, trasformatosi nel tempo, con la parlata dei Burgundi, diede origine al dialetto francoprovenzale, ossia al “patois”, tuttora parlato. Si ha notizia dell’esistenza della parrocchia di Villeneuve dall’anno 800 circa.b Durante uno scavo presso il cimitero furono rinvenute alcune monete in bronzo altomedioevali dell’epoca dell’imperatore Teodorico.
Il territorio valdostano fu suddiviso in feudi.

Il Basso Medioevo

(1000-1200)

Uno di questi feudi fu la Signoria di Châtel Argent. Intorno all’anno 1000, sulla Becca di Villeneuve fu costruito il castello di Châtel Argent, di cui rimangono la torre principale, originariamente divisa in tre piani, la cisterna e parte delle vaste mura di cinta che potevano contenere 2000 persone. La porta d’entrata della torre si trova a cinque metri dal suolo ed è visibile anche dalla strada Statale. Recenti analisi dendrocronologiche, effettuate dalla Sovrintendenza regionale ai Beni culturali, hanno permesso di scoprire che Châtel Argent potrebbe risalire all’anno 1008.

I primi proprietari furono i Signori di Bard, originari della Lorena, in Francia. Nello stemma dei Signori di Bard erano rappresentati due pesci, detti bardi, simbolo che è stato riprodotto nel quarto destro dello stemma del Comune di Villeneuve.

È opinione diffusa che il nome di Châtel Argent derivi dal fatto che vi si battesse moneta, ma il castello era già denominato “Castrum Argentum” nei documenti della fine del 1100, circa cent’anni prima che fosse rinvenuto del metallo fuso fra i suoi resti risalenti al 1267.

Sotto il castello c’è una cava storica che produceva il Marmo di Villeneuve, conosciuto anche come Pietra di Villeneuve, che possiede un marchio di qualità. Altre due cave si trovavano a Champlong-Le Corne e nella vicina località Dos de l’Âne, in francoprovenzale “Dó de l’Óno”, che significa “schiena d’asino”. Recentissime osservazioni petrografiche hanno stabilito la composizione di questa varietà di marmo che lo rende identificabile: la Pietra di Villeneuve è composta soprattutto da calcite e da quarzo e miche bianche. La calcite ha la proprietà di sdoppiare un raggio luminoso, mentre queste miche sono caratterizzate da colori grigio-argenteo luccicanti.

Forse è lecito ritenere che, la parola francese “argent”, che significa anche denaro, non sia associata, in questo caso, al conio delle monete, bensì che il castello fosse denominato “Argentum” per le caratteristiche della pietra e i riflessi di luce.

Sui resti dell’antico tempio romano sulla Becca fu eretta la Cappella del Castello, la cui abside sporge dalle mura. Come risulta dalle Bolle, ossia lettere papali, successive, occorre prudenza nell’asserire che essa sia intitolata a Santa Colomba.

Il campanile dell’antica chiesa con monofora, bifora e trifora, in stile romanico, risale all’anno 1000 circa, così come la cripta, dove fu reimpiegata la pietra miliare romana.

Nel Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta è conservato, da quarant’anni circa, proveniente dall’antica chiesa, un reliquiario di arte di Limoges in rame dorato, con decorazioni di smalti e tre cristalli incastonati nel coperchio, che ben si addice a san Biagio e potrebbe contenerne le reliquie. Il reliquiario risale alla fine del 1100.

Nel corso degli scavi archeologici, nell’antica chiesa fu ritrovato un fonte battesimale scavato in un unico blocco di pietra, con quattro mascheroni sui bordi, risalente anch’esso a 900 anni fa. In una foto storica di Villeneuve del 1910 si vede il fonte battesimale, dotato di un foro sul fondo per lo scolo dell’acqua, utilizzato come fontana sulla piazza del Municipio.

Dal 1150 la Parrocchia di Villeneuve inizia ad appartenere ai Canonici di Sant’Orso.

In una Bolla di Papa Alessandro III della fine del 1100 si lascia intendere che la Cappella del Castello sia intitolata a San Giacomo ma, in un’altra Bolla, il Papa dà l’indicazione che accennava al mandamento di Châtel Argent. In una successiva Bolla di Papa Innocenzo III dell’inizio del 1200 è nominata una “Ecclesiam sancte Columbe” ma anche una “Capellam sancti Jacobi de Castro argenteo”. Non è possibile quindi affermare con certezza che essa sia intitolata a Santa Colomba, in quanto in due bolle papali appare intitolata a San Giacomo; di conseguenza è preferibile denominarla Cappella del Castello.

Ad Aosta, si ha notizia dell’attuale ponte sul Buthier dal 1200 circa, quanto il torrente cambiò letto in seguito ad una rovinosa alluvione; da allora il Buthier non scorre più sotto il ponte romano più ad est. Le sponde del ponte sul Buthier di fronte all’Arco d’Augusto sono in Pietra di Villeneuve.

(1200-1400)

Hugues de Bard si ribellò al Conte Aymon de Savoie nel 1242. Il Conte lo assediò, quindi, nel suo castello. Hugues gli cedette tutti i suoi possedimenti, in cambio di una somma di denaro e si ritirò al di fuori della Valle d’Aosta. Hugues de Bard ebbe quattro figli. Al maggiore, Marc de Bard, non fu permesso di erigere una fortezza e si stabilì nel villaggio Sarriod di Saint-Pierre, attualmente di Saint-Nicolas, da cui prese il nome.

Nella cappella laterale sinistra dell’antica chiesa, alla base del campanile, vi sono le tracce di un affresco risalente alla metà del 1200, che rappresenta il martirio di San Maurizio, patrono di Casa Savoia, raffigurato con il vessillo.

Costruzioni medioevali importanti segnano la storia del paese: a La Crête, accanto alla strada Statale, troneggia l’imponente Tour Colin che data del 1200, probabilmente costruita su resti romani. Inizialmente la torre apparteneva alla famiglia nobile dei Gontard. Nel 1300 i personaggi più influenti furono Vuillencus e Merlin Gontard.

Dal 1263 al 1268 fu Conte di Savoia e di Aosta Pierre II, detto il piccolo Carlo Magno.

A questo periodo risale un importante documento in latino che permette di conoscere i redditi della Castellanìa di Châtel Argent, caratterizzati da prodotti agricoli e da introiti derivanti da tasse medioevali. Il documento riporta un elenco di redditi dall’Assunzione, che si festeggia il 15 agosto, del 1267 all’Assunzione del 1268. L’elenco comprende: Grano – Segale – Vino – “Seras” –  Mandorle – Cera d’api – Pepe per le guardie – Fieno – Legna – Monete in lega di rame e argento – introiti derivanti da Tasse annuali e da Indennità di rischio. Oltre all’importanza del documento per quanto riguarda l’amministrazione della Castellanìa, esso permette di conoscere anche il tipo di alimentazione medioevale valdostana: il “Seras” in francoprovenzale, ossia la ricotta, è l’ultimo dei sottoprodotti della trasformazione del latte intero in Fontina.

Grazie al documento del Feudo di Châtel Argent è possibile quindi far risalire storicamente almeno al 1267 la produzione in Valle d’Aosta del formaggio Fontina, protetta da marchio DOP.

Il Conte Pierre II combatté in Inghilterra per la dinastia dei Plantageneti ed al suo architetto inglese Master James of Saint-George, si deve la caratteristica del castello a torre circolare di Châtel Argent, sul modello degli altri castelli della Contea: Tarentaise, Faucigny, Viennois, Vaud. Fu Pierre II ad introdurre il simbolo della croce bianca come stemma della Casata.

Scacciati i Signori di Bard, il Conte di Savoia Philippe Ier, fratello di Pierre II, fece costruire nel 1271 una “nuova città”, ossia Villeneuve, come capoluogo di questo territorio feudale, che raggruppava i territori circostanti: Arvier, Introd, Valsavarenche, Val di Rhêmes, Saint-Nicolas, Saint-Pierre, Sarre e Chesallet.

Nel Borgo medioevale di Villeneuve, che aveva due porte d’accesso, ad est e ad ovest, si trovano i caratteristici “Barmé”, ossia le tipiche cantine scavate nella roccia per la conservazione delle derrate alimentari.

Il 1° febbraio 1273 gli abitanti di Villeneuve ottennero dal conte di Savoia Philippe 1er, ad Aquiano, l’attuale Évian-les-Bains, in Alta Savoia, una Carta delle Franchigie che garantiva loro privilegi inusuali per l’epoca storica, quali il diritto alla successione per le figlie femmine. Si tratta di una delle prime carte di libertà ottenute da una comunità valdostana e il tenore è simile a quelle della città di Aosta concesse dal Conte Thomas 1er nel 1191. Villeneuve era il primo borgo dipendente direttamente dai Conti di Savoia.

A Palazzo Madama a Torino, nel Museo Civico d’Arte Antica, 140 anni fa circa, fu trasferito il paliotto dell’altare in legno di cembro, dipinto, argentato e dorato, proveniente dall’antica chiesa e risalente al 1300 circa. Rappresenta l’incoronazione di Maria, attorniata da sei santi, fra cui Sant’Orso nell’atto di distribuire ai poveri i “sabots”, ossia le tipiche calzature in legno, da cui ebbe origine la millenaria Fiera di Sant’Orso. Alcuni anni fa, il Paliotto di Villeneuve fu esposto al Centro Saint-Bénin di Aosta, nell’ambito della mostra “Arredi sacri negli antichi Stati di Savoia”.

Nel 1300 a Villeneuve vi era un ospedale-ospizio che, con i suoi 13 letti era uno fra i più sontuosi della Valle d’Aosta. Fu il nobile Jean Lostan a fare testamento e, non avendo figli, a lasciare la sua casa in eredità agli abitanti di Villeneuve, purché l’uso fosse di pubblica utilità. L’ospedale funzionò per più di 450 anni, fino a quando fu trasformato in casa parrocchiale e la cappella dell’ospizio nell’attuale chiesa. Dal Mercoledì delle Ceneri fino alla fine di maggio, gli abitanti dovevano fare l’elemosina agli ammalati e ai viandanti e lasciare davanti alla porta dell’ospizio un’ “émin-a”, che era un’unità di misura utilizzata in Valle d’Aosta  equivalente, per il grano, a 18 Kg. di pane.

Circa cinquant’anni dopo la concessione delle Franchigie, il conte Édouard le “Libéral” le conferma e rinnova ad Aosta nel 1326 nel corso delle “Audiences Générales”.

Dall’elenco dei condannati o giustiziati con l’accusa di stregoneria dal Tribunale dell’Inquisizione, fra la fine del 1200 e la metà del 1400, risultano una sessantina di persone in Piemonte e Valle d’Aosta. Tra queste si legge il nome di Peronetta da Aquiano, arsa sul rogo per stregoneria a Châtel Argent nel 1339. Aquiano era il nome latino dell’attuale Évian-les-Bains, sul Lac Léman, dove risiedevano i conti di Savoia.

Dopo altri cinquant’anni dalla conferma delle Franchigie, il conte Amédée VI, detto “le Comte Vert”, per il colore delle sue armi, le rinnova nel 1376.

A Champ Rotard si trova la Maison Carmagne, fatta costruire da François Carmagne giunto dalla Savoia in qualità di commissario del Conte Amédée VII detto “le Comte Rouge” per il colore delle sue armi.  “Le Comte Rouge” era figlio del “Comte Vert” e fu l’ultimo conte di Savoia in quanto suo figlio ottenne il titolo di Duca. La Maison Carmagne è costituita da due torri: la torre quadrata ha circa 700 anni, mentre nella torre circolare vi è una scala a chiocciola in pietra. François Carmagne ebbe cinque figli maschi. Sul muro esterno sud dell’antica chiesa, nel cimitero, è ancora visibile un arco dipinto decorato, che dovrebbe corrispondere alla cappella fatta costruire dal secondogenito Bertholin.

Quattrocento e Cinqucento

Da un documento del 1430 risulta che il Duca Amédée VIII, figlio del “Comte Rouge”, accordò agli abitanti di Villeneuve i boschi di Momenton, Puygnon e Chevrères. Gli abitanti di Introd, che li possedevano precedentemente, reclamarono presso il Duca, che diventerà Papa con il nome di Felice V. Il contenzioso fu risolto a Thonon, dove si trova il castello di Ripaille, residenza del primo Duca di Savoia, sul Lac Léman, a favore degli abitanti di Villeneuve, che erano rappresentati dai fratelli Carmagne.

Jean Sarriod, un discendente di Marc de Bard, che aveva preso il nome di Marc Sarriod, fece costruire un castello nella piana del mandamento di Châtel Argent e prese il titolo di Sarriod de La Tour.

Nell’antica chiesa è stato rinvenuto un frammento di affresco nel sotto tetto, che raffigura un angelo, e si può far  risalire al 1300 – 1400.

Proveniente dall’antica chiesa, nel Museo del Tesoro della Cattedrale è conservata la statua di San Maurizio, in legno intagliato, dipinto e dorato che risale alla metà del 1400.

Dentro l’antica chiesa sono state rinvenute 60 tombe con 72 sepolture, di cui 63 medioevali posteriori al 1400, fra i quali i nobili Gontard, un ramo dei quali aveva la tomba ai piedi dell’altare di S. Biagio. Dall’indagine paleoantropologica delle sepolture si è potuta stabilire una statura media con valori più vicini alle basse stature che alle alte e un’usura dentaria medio forte che suggerisce un’alimentazione ricca di fibre vegetali.

Ad Aosta, il nipote omonimo del capostipite François Carmagne ricoprì l’importante carica di Balivo a capo, cioè, di vassalli, feudatari e sindaci, al servizio dei conti e dei duchi di Savoia. Il Balivo François Carmagne commissionò l’affresco al di sopra del portale d’ingresso del convento delle suore di San Giuseppe, ex convento di Santa Caterina, dove è rappresentato egli stesso con, a destra, lo stemma dei Carmagne e, non più visibile a sinistra, quello di Castellamonte, paese d’origine della contessa Isabella di Castellamonte, moglie di François Carmagne. L’affresco risale alla fine del 1400.

Nella chiesa di Sant’Orso, nella navata destra, è stato riportato alla luce nel giugno 2007, l’affresco di San Sebastiano, fatto commissionare dallo stesso François Carmagne, nel quale sono rappresentati due scudi con gli stemmi dei Carmagne e di Castellamonte, paese d’origine della consorte.

La famiglia nobile dei Carmagne partecipò inoltre alla commissione delle ventitrè vetrate della Cattedrale; anche sulla settima vetrata sud è visibile il loro stemma.

Sempre ad Aosta, nel centro storico pedonale, si apre via Lostan, una traversa di via De Tillier, dove si trova  il Palazzo Lostan. L’entrata è caratterizzata da uno stemma gentilizio. Il Palazzo risale al 1500 circa e fu fatto costruire da Mathieu Lostan,  balivo di Aosta e gran Castellano di Châtel  Argent. Il Palazzo si trova nell’area del Foro romano e nelle cantine si trovano resti romani. Esiste un progetto per il recupero del Palazzo.

Recentemente è stato riportato alla luce, nell’antica chiesa, l’affresco sul lato nord, dove sono rappresentati la Madonna con il Bambino, Giovanni Battista e Maria Maddalena raffigurati con l’aureola e, in basso, la famiglia dei committenti, che fecero realizzare l’opera, probabilmente il figlio di Jean Sarriod de La Tour, Antoine, a sinistra, con il figlio Pierre e, a destra, la moglie Antoinette de Challant. Sotto Antoine Sarriod de La Tour sono affrescate una pala e una zappa da “ru”, ossia un ruscello per irrigazione a scorrimento, verosimilmente per ricordare un’opera effettuata nel territorio dei Sarriod de La Tour, di cui esiste una documentazione storica. L’affresco è situabile tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500. Per duecento anni circa, i muri dell’antica chiesa furono ricoperti da uno spesso strato di intonaco che, in alcuni punti, arrivava a dieci centimetri.

Sugli archi di volta si legge la data del 1546, che segna il ciclo pittorico dei Profeti Daniele, Malachia, Osea, sull’arco sinistro e Amos, Giona, Gioele sul lato destro. Le citazioni dei profeti e degli apostoli, nei filatteri, preannunciano l’infanzia, la predicazione, la passione e la morte di Gesù. Con molta probabilità, anche questi furono fatti affrescare dai Sarriod de La Tour, discendenti dai Signori di Bard che, inizialmente, possedevano Châtel Argent. Ad ulteriore suffragio della committenza, l’ultima discendente di François Carmagne, Jeanne, andò in sposa a Léonard Sarriod de La Tour e una buona parte dell’eredità dei Carmagne passò così al patrimonio dei de La Tour. Gli stessi profeti e apostoli sono affrescati nella chiesa parrocchiale di Gignod, nella cappella del castello di Issogne, nella Collegiata di Sant’Orso e nella Cattedrale di Aosta: Giorgio di Challant, che risiedeva anche nel castello d’Issogne, fece costruire il priorato di Sant’Orso, le volte della navata centrale della Cattedrale e fu parroco di Villeneuve.

Lo stemma dei Savoia, affrescato sulla chiave di volta, risale al 1550 circa.

Il Crocifisso in legno intagliato e dipinto è databile al 1500 -1600.

Sull’altare sinistro dell’attuale chiesa, probabilmente proveniente dall’antica, è stato collocato il dipinto del Rosario del 1500, caratterizzato dai quindici misteri racchiusi nei tondi sopra i rami di un albero.

Nel Borgo si trova la casa cinquecentesca. Sulla porta d’ingresso è scolpito un motivo in pietra a chiglia rovesciata, che imita la chiglia delle navi, ripetuto sul finestrino sopra l’entrata e al secondo piano. All’interno vi è una scala a chiocciola in pietra. Probabilmente la casa era di pertinenza di Châtel Argent.

Ad Avise, nella Maison de Mosse, la riquadratura delle finestre risale al 1500 ed è realizzata in Pietra di Villeneuve.

Da un documento del 1585 si ha notizia dell’elezione dei sindaci di Villeneuve Jacques Bertholin e Pierre de Michel Rosaire.

Sul finire del 1500 un’alluvione distrusse il ponte di Villeneuve in pietra.

Il 1600 • la Baronia di Châtel Argent il tardo Rinascimento e la peste

Nei primi anni del 1600, il duca di Savoia Charles Emmanuel 1er assegnò la Signoria di Châtel Argent a Pierre-Léonard Roncas, vi aggiunse la Signoria di Saint-Pierre e lo nominò Barone di Châtel Argent.
Pierre-Léonard Roncas era figlio del sindaco di Aosta e nipote di un macellaio venuto dal Vallese, nell’attuale Svizzera. Parlava più lingue, fu il primo Segretario di Stato Sabaudo, Ministro per cinquant’anni e servì quattro Duchi. Scontò alcuni anni di prigionia per motivi politici nelle carceri del castello di Ivrea. Fece costruire il Palazzo Roncas ad Aosta, sull’omonima piazza. Le fondamenta del Palazzo poggiano sulle mura romane, da dove si apriva la porta nord di Augusta Pretoria, e le cantine sono confinanti con il criptoportico romano.

Le orlature delle finestre sono in Pietra di Villeneuve.

La sobrietà della facciata contrasta con la ricchezza delle decorazioni interne. L’entrata, la scalinata e i portici sono affrescati con decorazioni a grottesche, ad imitazione di quelle di Firenze. Per grottesche si intendono gli ornamenti che decoravano le stanze antiche sotto terra, esplorate dagli allievi del pittore Raffaello, ossia la Domus Aurea di Nerone a Roma, dipinta secondo lo stile greco o di Pompei. Le stanze furono denominate grotte e grottesche gli ornamenti che le decoravano: sono caratterizzate da figure rappresentanti personaggi, animali, oggetti reali o immaginari, circondati e intrecciati da arabeschi di fantasia.

Nella volta dell’androne d’ingresso campeggia la rappresentazione del soggetto mitologico della caduta di Icaro, che aveva osato volare troppo vicino al sole, raffigurato insieme al padre Dedalo. Il sole si trovava anche al centro dello stemma dei Roncas, molto complesso, ripartito in nove riquadri che ricordavano le alleanze con gli Challant, i Signori di Saint-Pierre, Sarre, D’Entrèves, Favre, Montagny, Vaudan e Fabri . Il Barone stringeva, fra gli altri, legami d’amicizia e d’affari con il Barone di Quart, Signore di Saint-Vincent e Conte di Saint-Martin, Charles Perron che aveva sposato una nobile di Ivrea: ad Ivrea, anche Palazzo Perrone è decorato a grottesche.

Sempre nella volta d’ingresso sono raffigurati, fra gli altri soggetti, il dio del vino Bacco, la dea dell’abbondanza Cerere e una rappresentazione della Fenice che risorge dalle proprie ceneri.
Le volte del piano terreno sono riccamente affrescate a grottesche, anche con soggetti irriverenti. All’interno si apriva un vasto giardino. Molto probabilmente gli affreschi della scalinata furono eseguiti in un secondo tempo e vi appaiono motti in spagnolo. Al piano superiore si legge la scritta in numeri romani 1607, data alla quale si fanno risalire gli affreschi quattrocentenari, con motti in italiano e latino. Anche qui ricorrono sovente i simboli del sole e della luna, al centro dello stemma Roncas, e si distinguono figure allegoriche. Sulle volte sono rappresentati alcuni segni zodiacali: lo scorpione, i pesci, l’acquario, il leone. Probabilmente, il palazzo fu affrescato da un pittore di passaggio verso la Francia ed è il più bell’edificio rinascimentale di Aosta.

Pierre-Léonard Roncas ebbe cinque figli, fra cui Leonora e Pierre-Philibert.
Leonora andò in sposa a Giacomo Antonio Tapparelli, conte e Signore di Lagnasco; il castello di Lagnasco, in Piemonte, in provincia di Cuneo, è abbellito anch’esso da decorazioni a grottesche.
La famiglia si estinse in linea maschile con il figlio Pierre-Philibert e, da allora, il Palazzo fu venduto a più riprese: vi si installò “Le Conseil des Commis”, ossia l’amministrazione del Ducato di Aosta. In seguito divenne la residenza dei sotto-prefetti ed attualmente è la sede della caserma dei Carabinieri di Aosta, fino al trasferimento presso la nuova caserma di via Clavalité.

Sulla stessa Piazza Roncas si trova il Museo Archeologico, un tempo Monastero della Visitazione fondato agli inizi del 1600 da Cassandra de Cly, della famiglia nobile Fabri, andata in sposa a Gaspard Vaudan, discendente da una famiglia nobile stabilitasi a Villeneuve dal 1300. La loro figlia Émeraude Vaudan andò in sposa a Pierre-Philibert Roncas, Barone di Châtel Argent e Marchese di Caselle.

Sempre ad Aosta, nel centro storico pedonale, in via Porte Pretoriane si trova il Palazzo Ansermin, che risale alla fine del 1600. Il Palazzo presenta una galleria interna. Verso il parcheggio di piazza Plouves si apre una scalinata realizzata in Pietra di Villeneuve dalla quale, un tempo, si accedeva ai giardini del Palazzo. Sopra la galleria campeggia lo stemma dei baroni di Nus: due aquile si fronteggiano reggendo lo stemma della famiglia, sorretto da un carro trainato da due leoni.

Nell’antica chiesa di Villeneuve si trova una campana in bronzo che risale al 1600.
Nella casa parrocchiale è conservata una tela proveniente dall’antica chiesa, risalente al 1630 circa, dove è visibile la rappresentazione del paese, oggetto della protezione di san Sebastiano e san Rocco, protettori della peste che flagellò l’Europa. La tradizione vuole che a Villeneuve fossero rimaste solamente otto famiglie; tutti i beni del Comune furono divisi fra quelle. Si ha inoltre notizia di un quadro dell’altar maggiore nel quale otto fiammelle rappresentavano le famiglie superstiti.

Nell’attuale chiesa in piazza, nell’altare di destra, vi è un dipinto del 1600 che raffigura la Madonna attorniata da sei santi, probabilmente proveniente dall’antica chiesa.
Verso la metà del 1600 la Parrocchia di Villeneuve cessò di appartenere ai Canonici di Sant’Orso.
Alla fine del 1600 un’altra alluvione portò via nuovamente il ponte di Villeneuve ricostruito in pietra. Pochi anni dopo, una spedizione punitiva di un’armata francese lo distrusse ancora una volta.

Il 1700 • La nuova chiesa e il ponte coperto

In frazione Trépont, si trova il ponte coperto d’Arbonne, la cui costruzione iniziale risaliva al 1700. Il ponte fungeva da collegamento per i villaggi a mezza costa di Cumiod e Montovert. Nel 1993 fu distrutto da un’alluvione, ma è stato ricostruito rispettando le caratteristiche originarie.

In frazione La Crête, nei pressi della Cappella, si trovava una casa di padri Cappuccini, sulla cui facciata sud, ora inglobata in un fienile, fu affrescata una meridiana risalente al 1700. La meridiana è di forma quadrata, di 1 m. e 30 di lato circa, dipinta sui toni del giallo e del rosa. Sono raffigurate le ali che simboleggiano lo Spirito Santo e la clessidra, come nella meridiana sulla piazza della chiesa.

Nell’antica chiesa si trova una statua in legno settecentesca nella quale, probabilmente, si riconosce San Biagio, patrono di Villeneuve.

Verso la metà del 1700, i beni della Maison Carmagne a Champ Rotard, già divenuta fattoria, furono utilizzati, fra gli altri beni dei Canonici del Gran San Bernardo, per la realizzazione ad Aosta dell’Ospedale dell’Ordine Mauriziano.

Per una maggiore comodità degli abitanti, alla fine del 1700 fu costruita l’attuale chiesa nel Borgo. L’altare maggiore fu regalato dalla famiglia dei Gerbore. L’altare di destra, in legno intagliato, in parte dorato e dipinto, è dedicato a San Biagio e risale al 1700.

Il 1800 • L’industrializzazione

Come conseguenza della prima “Révolution des Socques”, così denominata per le calzature con suola in legno e tomaia in pelle calzate dai contadini che si erano ribellati ai rivoluzionari giacobini francesi, derivò l’ordine da parte della Commissione esecutiva di Torino nell’anno 1800, di far togliere i due terzi delle campane in bronzo delle chiese, affinché fossero fuse e trasformate in cannoni, fra cui anche una parte delle campane di Villeneuve.

Ad Aosta, in Piazza Chanoux, davanti al Municipio che risale al 1840 circa, le sculture delle due fontane che rappresentano la Dora e il Buthier sono realizzate in Pietra di Villeneuve.
Nella chiesa del Borgo si trova un classico organo a canne ottocentesco, che fu realizzato da Giovanni Franzetti di Intra, in provincia di Verbania, sul lago Maggiore, e dal figlio. La data di costruzione risale al 1861.

Al 1863 risale la progettazione del Palazzo del Comune di Villeneuve ad opera di Innocenzo Manzetti, l’inventore valdostano che ideò l’apparecchio telefonico nel 1864 e che, per motivi di ordine socio-economico, non fece brevettare la sua invenzione.

Di fronte alla chiesa in piazza, è affrescata una meridiana con tavola d’equazione, dove si legge la data del 1875, che è stata recentemente restaurata. Sono rappresentati i simboli della conoscenza: sestante, mappamondo, clessidra, penna e calamaio. Con la tavola d’equazione è possibile calcolare la differenza di tempo nei vari momenti dell’anno, che varia da + 15 a – 16 minuti. In Valle d’Aosta esistono solamente due meridiane con questa caratteristica: a Villeneuve e ad Arvier.

Per cinquant’anni circa, fino alla fine del 1800, in località Martinet, vicino all’edificio delle Poste, era in funzione una fonderia, fatta costruire dai cugini e dai fratelli Lasagno. La fonderia ebbe alterne fortune, ma con la famiglia dei mastri ferrai Gervasone, di origine bergamasca, conobbe il massimo sviluppo: raggiunse una produzione annuale di più di mille tonnellate di ghisa e quasi altrettante di ferro, assicurando lavoro ad un centinaio di persone:

Il minerale di ferro proveniva dalle miniere di Cogne. Esiste un sentiero che, dal Pont d’Aël e passando per il villaggio La Camagne, arriva a Villeneuve. L’altoforno, alto circa 12 metri, funzionava a legna e la carica del minerale avveniva dall’alto. Qui fu realizzata la famosa fontana di ferro di Cogne. I prodotti dei Gervasone ottennero una menzione onorevole all’Esposizione di Parigi e una medaglia di bronzo all’Esposizione di Milano. Oltre alla produzione per scopi bellici, si ricorda una loro importante fornitura per la costruzione della Mole Antonelliana di Torino.

Inoltre, dalle miniere d’oro di Vens, sopra Saint-Nicolas, giungevano i muli con il minerale d’oro da fondere.
In seguito alla legge sul libero scambio e con l’arrivo della ferrovia ad Aosta nel 1886, la produzione di ferro a Villeneuve non fu più competitiva a causa della concorrenza con il minerale proveniente dalla Prussia (attuali Germania e Polonia), dalla Stiria (regione dell’Austria), dalla Svezia e dall’Inghilterra. La fonderia chiuse definitivamente, contribuendo al fenomeno dell’emigrazione valdostana nel mondo, soprattutto in Francia, Belgio, Svizzera, America.

Una legge regionale prevede l’istituzione di un Parco Regionale Minerario e una riconversione delle infrastrutture. Recentemente i resti dell’altoforno e delle mura della fonderia, che occupava anche la superficie dell’attuale parcheggio, sono stati fatti oggetto di restauro e costituiscono un importante monumento di archeologia industriale.
Alla fine del 1800 si iniziò la costruzione di un importante sistema di irrigazione a scorrimento, un “Grand Ru: le Ruisseau de Saint-Pierre-Villeneuve”, che si alimentava al torrente Savara, attraversava la Dora ad est di Villeneuve, su un sifone montato su un ponte di ferro e irrigava le proprietà di Villeneuve e Saint-Pierre. I lavori durarono trent’anni.

Sul finire del 1800 – inizio ‘900 in località La Fornaise di Champ-Rotard, erano in funzione due fornaci per la cottura della calce, visibili anche dal viadotto della strada Statale. Le fornaci furono costruite dalla Ditta Thomasset di Saint-Nicolas e, nel 1917, vennero acquistate per 72.000 £ dalla Società Anonima Italiana Giovanni Ansaldo, prima denominazione della Società Nazionale Cogne. Al di là della Dora, sotto Saint-Nicolas, vi era una cava di calce e si sfruttava il minerale utilizzando una teleferica.
Nello stesso periodo, il Borgo di Villeneuve era assai frequentato: erano in funzione almeno quattro piccoli alberghi: l’Unione, il Petigat, il Col du Nivolet e il Cerf. I Re Vittorio Emanuele II e Umberto I vi sostavano prima di recarsi a caccia a Valsavarenche. Davanti alla farmacia vi era la sosta per la diligenza Aosta-Courmayeur.

Il 1900 • Alcuni grandi personaggi

Per questo ultimo secolo si vogliono ricordare alcuni grandi personaggi che abitarono a Villeneuve, la cui notorietà è andata ben oltre i confini del paese:

  • l’abbé Jean-Baptiste Cerlogne, poeta e scrittore che per primo studiò la grafia del francoprovenzale. Nel 1908 abitò nella frazione La Crête, presso l’abitazione del maestro Marius Thomasset, dove scrisse la sua ultima opera “Le patois Valdôtain”. A Villeneuve gli è stata intitolata la via centrale del Borgo;
  • l’abbé Auguste Petigat, poeta, scrittore, aiutò gli emigrati valdostani a Parigi ad inserirsi nella nuova realtà lavorativa e rappresentò per essi un importante punto di riferimento. Fu l’ideatore dell’ “Arbre de Noël de Paris”, festa degli emigrati valdostani, che si svolge tuttora. Sulla sua casa natìa, in paese, è posto il busto in bronzo a lui dedicato;
  • il notaio Émile Chanoux, a cui sono intitolate le piazze del Municipio di Villeneuve, di Aosta e, inoltre, vie e piazze in numerosi comuni della Valle d’Aosta. Émile Chanoux abitò in frazione Veyne, nella casa accanto al ponte. Fautore dell’autonomia valdostana, fu martirizzato nel 1944. Nel vialetto d’accesso del cimitero si trova un cippo alla sua memoria, insieme agli altri caduti della I e della II guerra mondiale. Sul muro d’ingresso è stata posta un’iscrizione in pietra che ricorda i principali ruoli della figura di Émile Chanoux e, all’interno, si trova la sua tomba di famiglia;
  • il partigiano Pierino Chanoux, medaglia d’argento al valor militare, a cui è intitolata la via dalla chiesa verso l’edificio delle Poste, dove abitava. Martire della Resistenza, fu fucilato a vent’anni a Vens di Saint-Nicolas;
  • il pilota d’aereo Teresio Grange, a cui è intitolata la scuola elementare, insignito di medaglie d’argento e di bronzo al valor militare durante la 2ª guerra mondiale. Morì in Argentina in un incidente aereo;
  • don Dino, parroco del paese per circa trent’anni, beneamato da tutti, a cui è intitolata la scuola d’infanzia. Recentemente gli è stato dedicato un libro che raccoglie le testimonianze di quanti lo conobbero.

Il territorio di Villeneuve e il Borgo medioevale all’ “Envers” custodiscono un prezioso patrimonio storico e ad ogni abitante ne è affidata la memoria e la conservazione nel Tempo.